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Buoni per tutti i gusti, ma con guadagni bassi

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29 NOVEMBRE 2008

È soprattutto la voglia di sicurezza a spingere il ritorno in grande stile dei buoni e dei libretti postali. Un fenomeno che non caratterizza solo l'Italia dove nei primi 10 mesi del 2008 la raccolta di risparmio postale è aumentata del 32% rispetto all'analogo periodo 2007.
In Francia a fine ottobre i risparmiatori facevano la coda per sottoscrivere i cosiddetti Livret A, distribuiti dal Crédit Mutuel, dalla Caisse d'Epargne e dalla Banque Postale. Certo il successo dei Livret "regolamentati" è motivato, non solo dalla garanzia statale, ma anche dal tasso d'interesse del 4% previsto delle emissioni di ottobre, tra l'altro esentasse.

Tornando alla meno generosa offerta italiana, che però non ha limitazioni in termini di capitale investito (mentre sui Livret A ogni risparmiatore può versare al massimo 15.300 euro), un classico strumento tornato in voga sono i libretti postali. Da novembre sono diventati leggermente più remunerativi: si va da rendimenti netti dell'1,6% per quelli ordinari, al 2,08% netto previsto per le tipologie dedicate ai minori. Sullo strumento si fa sentire il peso del Fisco che incide per il 27% sugli interessi.
Tra gli evergreen in grande spolvero ci sono poi i buoni fruttiferi postali caratterizzati dal fatto di garantire sempre la restituzione del capitale investito e il pagamento degli interessi maturati, con delle limitazioni nei primi anni di investimento. I buoni sono emessi dalla Cassa Depositi e Prestiti e garantiti direttamente dallo Stato. Possono essere sottoscritti e rimborsati in tutti gli uffici postali, senza alcuna commissione o spesa, eccetto quelle di natura fiscale (pari al 12,5%). Esistono diverse tipologie di buoni che vengono collocati con emissioni cosiddette a rubinetto: all'inizio di ogni mese vengono stabilite le caratteristiche delle serie da collocare, in particolare viene rivisto il rendimento offerto in relazione all'andamento dei mercati e si prosegue nell'emissione fino al mese successivo (indipendentemente dalla richiesta pervenuta che viene sempre soddisfatta). Da notare che al momento della chiusura di «Plus24» (giovedì, 27 novembre), Cdp non ha ancora fissato i valori di dicembre che verranno determinati alla fine del mese di novembre.

I buoni fruttiferi postali possono essere ordinari, con una durata massima di 20 anni e garanzia di un rendimento fisso che cresce nel tempo (in questo caso per rimborsi richiesti al primo anno non sono previsti interessi). L'interesse corrisposto a novembre partiva da un 1,75% netto (in calo rispetto all'1,84% di ottobre) e per i buoni in collocamento a dicembre è ipotizzabile un'altra riduzione visto che nel mese di novembre è stato operato un altro taglio dei tassi dello 0,5% e che il mercato sconta un ulteriore manovra di riduzione da parte della Bce di analoga misura per la prossima settimana. A novembre del resto anche il rendimento dei BTp ventennali è sceso di circa 30 centesimi, con una remunerazione al lordo di tasse e spese che è ancora oltre il 5%. La differenza sostanziale tra buoni postali e BTp (anche se il paragone è improprio) sta nell'avere comunque la certezza con i prodotti postali di poter ricevere il capitale investito in qualsiasi momento. Con i BTp il prezzo oscilla continuamente in base all'andamento dei tassi a lunga. Vi sono poi i buoni fruttiferi a 18 mesi, che garantiscono un rendimento fisso che cresce nel tempo (che andava dal 2,2% al 2,77% lordo a novembre).

Legati alle Borse sono invece i buoni indicizzati che hanno una durata massima di 5 anni e offrono, ma solo alla scadenza, un rendimento fisso garantito e un premio aggiuntivo variabile, legato all'andamento dell'indice Dow Jones Euro Stoxx 50. L'emissione in collocamento fino a tutto il mese di novembre però prevedeva un tetto al potenziale guadagno legato all'indice delle Borse che non poteva superare il (28%). Particolarmente adatti a chi punta esclusivamente a proteggersi dal carovita, sono invece i buoni fruttiferi postali indicizzati all'indice dell'inflazione: hanno una durata massima di 10 anni e garantiscono un rendimento fisso crescente nel tempo e il recupero dell'inflazione italiana maturata (indice FOI). Per essi a novembre era previsto un tasso reale che andava dallo 0,50% dei primi due anni all'1,6% del decimo anno a questo va aggiunto il 100% del recupero dell'inflazione italiana maturata contabilizzato sia sul capitale investito sia sui tassi nominali annui lordi. Una soluzione che, anche secondo gli esperti, non è da disprezzare sul lungo periodo. Per le emissioni indicizzate sopra descritte disinvestimenti nei primi 18 mesi dalla sottoscrizione sono però infruttiferi.

Pensati infine per i più giovani sono i buoni per i minori con tassi più generosi. Il rendimento dipende dall'età e dalla distanza che separa i bimbi dalla maggiore età: per gli under sei si arriva anche al 4 per cento.
Federica.pezzatti@ilsole24ore.com

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